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Two Way Mirror / Hedge Arabesque

Dan Graham
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Two Way Mirror / Hedge Arabesque (2014) è uno dei caratteristici padiglioni in acciaio e vetro di Dan Graham, qui sezionato da un’alta siepe (Hedge) in tasso. Il Two Way Mirror (vetro a riflessione differenziata) ha una proprietà unica: da un lato è trasparente, dall’altro riflette la luce, come uno specchio. L’artista ne assembla le lastre in modo da moltiplicare gli angoli di rifrazione e il sovrapporsi delle immagini: a seconda dei movimenti e dello stato d’animo dei visitatori, delle condizioni di luce e delle mutazioni del paesaggio circostante, chi entra è catturato da un gioco di specchi in continua evoluzione. I padiglioni sono congegnati come luoghi d’incontro, svago, conversazione, intrattenimento o raccoglimento, aperti a tutti. “Il mio lavoro è sempre dedicato a come gli spettatori vedono loro stessi”, dice Graham.

L’arabesco (Arabesque) è lo stile decorativo caratteristico dell’arte islamica, a motivi vegetali e floreali intrecciati. Lo studio del rapporto tra arte, architettura, ambiente e spettatore è costante, nella rigorosa ricerca Concettuale di Graham. I suoi primi padiglioni, realizzati negli anni Ottanta, nascono dalle riflessioni dell’artista sull’architettura di paesaggio e la funzione pubblica di gazebo e belvedere. Nel saggio “Garden as Theater as Museum” (1988), Grahm interpreta i giardini rinascimentali come primi musei della storia occidentale.

Da qui, la scelta di collocare Two Way Mirror / Hedge Arabesque nella Conca dei Rododendri, una delle zone più note dell’Oasi Zegna, per via della sua spettacolare fioritura primaverile. Progettata negli anni ‘60 dal grande paesaggista fiorentino Pietro Porcinai, è stata recentemente ristrutturata da un altro maestro dell’architettura di giardini italiana, Paolo Pejrone.

L'ARTISTA

Dan Graham

Dan Graham è nato a Urbana, Illinois, USA, nel 1942. Vive e lavora a New York. Artista, saggista, curatore, critico d’arte e musicale, è uno dei padri dell’Arte Concettuale. Nel 1964, organizza la prima mostra dell’amico Sol LeWitt, cui seguiranno quelle di Donald Judd, Dan Flavin, Robert Smithson. Negli anni Settanta, crea performance, video e film, con i quali analizza i comportamenti del pubblico. Dagli anni Ottanta, intraprende la creazione di padiglioni in vetro e acciaio, che fondono insieme scultura, architettura e design, per innescare una modalità di visione dell’opera che accolga immediatamente lo spettatore e lo ponga al centro dell’esperienza.

Graham ha un curriculum fittissimo. Nel 2014, il De Pont Museum di Tilburg, in Olanda, gli ha dedicato l’antologica Models and beyond. Nel 2009, una sua grande retrospettiva (Beyond) ha toccato il MOCA di Los Angeles, Whitney Museum di New York e Walker Art Center di Minneapolis. Nel 2006, è stata la volta del Castello di Rivoli. Nel 2001/2, ad accogliere un’altra retrospettiva dal titolo Dan Graham, Works 1965 – 2000 sono stati il Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi, il Kroller-Muller di Otterlo, NL, e il Kiasma di Helsinki.

Graham ha partecipato a numerose Biennali di Venezia (1976, 2003, 2004, 2005), alle Documenta V, VI, VII, IX, IX e X di Kassel (1972, 1977, 1982, 1992 e 1997), e allo Skulptur Projekte di Münster (1987, 1997). Nel 2010, è stato premiato dall’American Academy of Arts and Letters di New York.