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Aria Buona di Montagna, dalla filantropia di Ermenegildo Zegna all’attualità

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La mostraAria buona di montagna. Dalle colonie alpine agli Zegna Camp”, che è stata realizzata grazie al lavoro di ricerca all’interno dell’archivio storico di Casa Zegna, è giunta all’ultima domenica di apertura. Per approfondire meglio le origini della colonia e l’iniziativa filantropica di Ermenegildo Zegna, abbiamo intervistato Danilo Craveia, consulente tecnico dell’archivio.

 

Ermenegildo Zegna aprì la Colonia Alpina Monte Rubello nel 1953, come ebbe origine questa iniziativa?

L’idea di una colonia alpina non nasce nel 1953, ma fa riferimento a esperienze precedenti, anche di alcuni decenni. Già nell’ultimo quarto dell’Ottocento i biellesi, soprattutto i meno abbienti, potevano mandare i loro figli al mare a curarsi (soprattutto la scrofola) o a rinforzarsi con lo iodio. E nei primi anni del Novecento come durante il Fascismo si sono concretizzate iniziative similari. Ma i meriti di Ermenegildo Zegna sono stati quelli di realizzare una struttura edilizia in grado di accogliere un consistente numero di bambini e di costruirla a una quota piuttosto elevata in modo che l’ambiente fosse davvero diverso da quello della piana o delle vallate, in modo da risultare effettivamente salutare.

 

La colonia alpina istituita da Ermenegildo Zegna era frequentata dai figli dei dipendenti delle ditte affiliate all’Unione Industriale Biellese: quali erano i risvolti sociali della colonia?

L’Unione Industriale Biellese fu l’ente di riferimento cui Ermenegildo Zegna si era rivolto fin da subito. Al conte era molto chiaro che la sua filantropia rischiava di avere uno scarso impatto quantitativo o un’efficacia ridotta se fosse stata destinata soltanto ai figli delle sue maestranze. In questo senso, costruire la colonia alpina e affidarne la gestione all’UIB fu una bella intuizione per ampliare il bacino d’utenza a una larga parte dei biellesi, cioè i molti che all’epoca lavoravano in aziende associate all’UIB. Inoltre l’azione di Ermenegildo Zegna andava a colmare una lacuna oggettiva. Non tutti i bambini avevano bisogno di aria di mare, anzi, una quota rilevante necessitava di condizioni climatiche alpestri, così per questi ultimi sussisteva un’alternativa di alto livello rispetto alle colonie “Giovanni Rivetti” di Finale Ligure.

 

La colonia era per i bambini di quegli anni anche un modo per trascorrere le vacanze respirando appunto “aria buona di montagna”; c’erano dei risvolti positivi legati alla salute dei bambini?

E’ importante tenere presente che le colonie estive (alpine o marine che fossero) non erano “villaggi vacanze” per i figli dei lavoratori. Certo, stante il disallineamento e la incongruenza cronologica tra le vacanze scolastiche dei bambini e le ferie estive dei genitori, le colonie offrivano un sistema di “assistenza e vigilanza” per i piccoli che, altrimenti, sarebbero stati da soli a casa con i genitori in fabbrica. Ma il principio non era di allestire un “post-scuola”, bensì di realizzare un presidio sanitario costante. Proprio così, le colonie estive avevano soprattutto una finalità sanitaria tanto in termini di cura elioterapica dei malanni invernali quanto e soprattutto in chiave preventiva, per rinforzare le costituzioni spesso deboli di chi non riusciva ancora a nutrirsi e a premunirsi adeguatamente in proprio. Non dimentichiamoci che nel 1953 l’ultima guerra era finita da soli otto anni e l’Italia e il Biellese portavano ancora tutti i segni di quella terribile esperienza.

 

E’ stato difficile ricostruire per l’allestimento della mostra i ricordi, le storie vissute e le immagini della colonia?

Come al solito l’Archivio Zegna ha dimostrato di essere un giacimento inesauribile e sorprendente, anche per chi lo conosce bene, ma in questo caso direi che la ricostruzione della storia della colonia alpina e la sua rielaborazione in forma di percorso espositivo sono state di molto facilitate dal contributo straordinario dei vecchi “coloni”. Mi riferisco proprio ai bambini biellesi degli anni Cinquanta e Sessanta (che abbiamo raggiunto grazie alla collaborazione del giornale locale “Eco di Biella”) che, con grande entusiasmo e comprensibile commozione, si sono prodigati nel fornirci immagini, notizie ecc. Sono state intervistate molte persone accolte lassù in quelle estati di mezzo fa, e anche alcune ex assistenti. Si è trattata di una raccolta abbondante e qualitativamente rilevante. C’è stato chi ha conservato fotografie, ma anche chi non ha buttato oggetti e ricordi diversi. Chi ha custodito i libretti illustrati stampati durante i soggiorni con canzoni e disegni (il dottor Cavallo, figlio di “Bepi” Cavallo noto illustratore, ha messo a disposizione i lavori del padre sviluppati proprio per la colonia alpina “Monte Rubello”). Per il resto la ricerca è stata interessante e ha coinvolto anche la stessa Unione Industriale Biellese che, nel suo archivio, ha mantenuto traccia di quella quasi ventennale avventura.

 

L’esperienza della colonia alpina di Ermenegildo Zegna è in qualche modo ancora attuale?

Il percorso espositivo, che include anche un’ampia sezione dedicata agli Zegna Camp, dimostra che quella delle colonie estive è una proposta educativa e sociale tutt’altro che superata. Chiaramente le modalità esecutive e gli ambiti di riferimento sono mutati in mezzo secolo, ma rimane valido il concetto di fondo: crescere insieme in mezzo al verde è un valore niente affatto distante dalla vita contemporanea. Anzi, il messaggio piuttosto mainstream della “decrescita felice” potrebbe essere tranquillamente sostituito da quello di una “crescita consapevole”. Le colonie estive, e quella nata per volere di Ermenegildo Zegna non faceva eccezione, anzi, costituivano un modello di condivisione e di sviluppo importante: socialità, apprendimento, regole, ma anche libertà e possibilità di sviluppo individuale. Nessuno tra coloro che hanno vissuto quelle esperienze le ha disconosciute. Al contrario tutti le hanno rimpiante, ma non solo per una questione di giovinezza passata.

 

Non perdete l’ultima occasione per visitare la mostra “Aria buona di Montagna: dalle colonie alpine agli Zegna Camp” domenica 30 ottobre dalle 14 alle 18.

Per informazioni

Casa Zegna Via Marconi 23, Trivero

Tel. 015 7591463

archivio.fondazione@zegna.com

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