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Arbiter: dal 1935 la moda e la vita maschile

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Il costume, come l’arte, testimonia i tempi e distingue le epoche. Assorbe, elabora e rievoca i tanti spiriti del mondo. Manifesta il succedersi delle mentalità e palesa vizi e virtù delle società in cui si sviluppa. La storia del costume del Novecento in Italia (ma non solo) deve molto a “Arbiter Elegantiarum”, la “Rivista di vita maschile” nata nel 1935 e pubblicata per i sette lustri seguenti.

Sfogliare la raccolta di “Arbiter” equivale a consultare un’enciclopedia, un archivio speciale capace di tramandare non solo un catalogo di assortite vanità mascoline, bensì un giacimento inesauribile di informazioni, di immagini, di spunti di riflessione.

Ermenegildo Zegna aveva discretamente sostenuto l’idea della pubblicazione e si era abbonato a “Arbiter” fin dal primo numero collezionando vent’anni di fascicoli mensili.

“Arbiter” ha giocato un ruolo fondamentale nella ricostruzione del “mondo Zegna” nei suoi primi decenni di attività e sicuramente ha ancora molto da offrire. Ma in quelle pagine non c’è solo Zegna, c’è un patrimonio di curiosità, di conoscenze, di simboli e di percezioni estetiche che merita una (ri)scoperta.

Nel maggio del 1935, la Società Anonima L’Editrice di Milano affida a Gino Magnani e a Mario Soresina il compito di reinventare la rivista “Lui” col lancio di un nuovo mensile dal nome latino sinonimo di eleganza e dedicato all’uomo nel suo essere individuo, ma anche membro di élite definite da “affinità selettive” basate sul buon gusto declinato nell’abbigliamento, negli accessori (dalla brillantina all’automobile), nel pensiero e nel comportamento.

“Arbiter” si prefiggeva di guidare il lettore alla ricerca consapevole e alla conquista dello stile di vita ideale.
Con 5 lire, che non erano proprio spiccioli, l’uomo distinto poteva stare al passo con le ultime novità e con la più scelta mondanità, tra gradevoli amenità e senza rinunciare a un’impeccabile, signorile virilità.

Non potendo più garantire il livello cui aveva abituato i suoi lettori e con gli eventi che dettavano altre priorità, la redazione si ferma nel 1942 per poi ritornare nel 1948. Dopo il gelo della guerra un seme stava germogliando: la coscienza dell’eccellenza italiana e l’orgoglio del made in Italy che poteva imporsi nella sfida del bello fatto bene.

Del Festival della Moda Maschile di Sanremo organizzato nel settembre del 1952, schierandosi coi sostenitori del connubio lanificio-sartoria contro la confezione industriale, diremo un’altra volta.

Un “contatto” anche solo superficiale con le pagine di “Arbiter” induce a fermarsi, a osservare, a leggere, a scoprire che molto di quanto vedremo si è già visto, non solo nella moda maschile. Ridimensionando l’ingenuità comunicativa che siamo tentati di attribuire con supponenza a chi, allora, aveva mass più difficili da raggiungere e media più limitati per farlo. Fortunatamente si conservano le tracce di esperienze come quella di “Arbiter” che consentono di ritrovare nel passato i segni del presente e i sogni del futuro.

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