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La lezione dei boschi

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In chiusura di un anno che ci ha posto di fronte a grandi sfide mi sono tornati alla mente gli insegnamenti silenziosi di mio nonno Ermenegildo, alla cui memoria è dedicata la Fondazione Zegna.

Più volte mi sono chiesta quale fosse il suo segreto per scegliere con pacata determinazione quale fosse la giusta strada da perseguire anche nel mezzo degli anni più bui e duri. Ermenegildo avrebbe cercato le risposte camminando in silenzio lungo i sentieri che dal suo amato Lanificio conducono alla montagna e su fino alle cime dove, guardando oltre l’orizzonte, le idee diventano più chiare.

Ripercorrendo i suoi boschi ho ritrovato il senso della comunità, che come la foresta è composta da tanti individui che da soli sarebbero deboli ed esposti, ma che insieme possono far fronte anche alle più aspre avversità.

Partendo quindi da Casa Zegna, archivio e centro culturale, il nostro primo pensiero davanti al forzato distanziamento fisico è stato quello di mantenere viva la rete di contatti, valorizzando e condividendo le nostre storie, così che tutti anche da lontano potessero farne parte. Riaprire le porte di una rinnovata Casa Zegna ai visitatori piemontesi il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, e organizzare il 28 giugno insieme al FAI le Giornate all’Aperto a livello nazionale sono state due occasioni di festa, di accoglienza e di ritorno alla vita sociale con tutte le dovute attenzioni.

La consolidata rete di associazioni con cui Fondazione Zegna collabora da anni è stata fondamentale anche per dare una rapida risposta all’emergenza sanitaria e sociale, provvedendo ad offrire immediata assistenza domiciliare a decine e decine di persone anziane e sole, sia a livello locale, che nell’area milanese così duramente colpita. Insieme allo straordinario team di Reshape è stata garantita la continuità educativa e orientativa verso bambini e ragazzi dagli 8 ai 17 anni e dai 19 ai 29 con webinar e incontri digitali. La comunità di San Patrignano, con tutte le dovute precauzioni, ha fatto del suo meglio per continuare ad operare, mantenere gli impegni stabiliti e trovare nuovi canali per distribuire le proprie creazioni.

Infine, torno alla montagna e alla natura che ci nutre e che mai come quest’anno abbiamo riscoperto essenziale per la nostra vita. Il progetto Zegna Forest ci ha permesso innanzitutto di rinnovare il pensiero verde messo in atto da Ermenegildo Zegna fin dagli inizi del secolo scorso, scoprendo quanto fosse attuale nella visione, nella prevenzione e nella cura. Fedeli a quel principio di convivenza virtuosa tra uomo e natura che da sempre ispira Oasi Zegna, abbiamo intrapreso un progetto pluriennale, partendo da 16 ettari di bosco malato e indebolito, che in autunno abbiamo rimboschito con specie autoctone più adatte e resistenti alle condizioni del nostro territorio e che ora ‘riposano’ sotto la neve in attesa del risveglio in primavera.

Nel porgervi i più sinceri auguri e nel ringraziarvi per esserci stati accanto , vorrei lasciarvi con le parole con cui Lev Tolstoj inizia il suo romanzo Resurrezione,  e che risuonano come un auspicio di rinascita.

Anna Zegna 

 

 

Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d’erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, – la primavera era primavera anche in città. Il sole scaldava, l’erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra, e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole.

 

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