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Stelle e stoffe: Ermenegildo Zegna e i suoi sarti

Tutte le volte che si parla di sartoria nella storia Zegna, a chi pratica l’archivio viene in mente la lettera di Adolfo De Nicola del 24 febbraio 1938. A prima vista quella paginetta dattiloscritta sembra una normale corrispondenza tra cliente e fornitore, ma se la si legge con attenzione quella missiva si rivela come un documento storico rilevante e un… campionario di italianità. Anzi di napoletanità.

Il famoso sarto partenopeo scrisse a Ermenegildo Zegna solo qualche riga, tra il commerciale e il personale, ma quel breve testo è, a osservarlo meglio, un piccolo monumento.

Lì dentro c’è la Storia (con la esse maiuscola) dell’Italia di quegli anni.

C’è la traccia di una doppia eccellenza italiana che andava identificandosi in quel periodo: la tessitura biellese e la sartoria napoletana.

C’è il riconoscimento dei valori qualitativi e tecnici raggiunti dai prodotti Zegna.

C’è l’antropologia culturale e sociale di un modo di intendere e di vivere la vita tutto meridionale.

C’è un lessico cerimonioso, ma sincero e spontaneo, che andrebbe letto con accento e cadenza suoi propri.

C’è il calore del Sud che si rivolge al rigore del Nord in un paese, l’Italia, che era ancora un regno e che si stava mettendo sul tragico e travagliato sentiero che lo avrebbe portato alla guerra, alla Liberazione e alla Repubblica.

E c’è, tra quelle righe, la testimonianza di quel particolarissimo rapporto che legava Ermenegildo Zegna ai sarti, soprattutto quando, insieme, arrivavano ai più alti livelli di mercato.

Vale la pena di rileggerla, nella sua brevità e nella sua storicità, facendo ovviamente la tara rispetto al contesto del tempo. Un tempo, per fortuna, ormai lontano.

Adolfo De Nicola è stato uno dei grandi sarti napoletani del primo Novecento, membro di una dinastia plurisecolare. Molti dei maestri di ieri, come Angelo Blasi e Raffaele Ciardulli, si sono formati nella sua bottega antica e prestigiosa, e ne hanno testimoniato con orgoglio la grandezza.

Ed ecco la lettera:

Illustrissimo Commendatore.

Mi si presenta con tanto piacere, quantunque dopo quasi quattro anni, la felice occasione di corrisponderLa. Anzitutto vada a Lei, primo Pioniere, il merito ed il plauso di aver vinto la battaglia dell’autarchia[1], iniziata nel periodo sanzionistico, e durata con “italiana fermezza”, fino al più felice esito, riconosciuto perfino dalla industria britannica!

Lei ricorderà, Gentile Commendatore, i primi passi di questa grande lotta alla quale io diedi il mio modesto concorso; divulgando i prodotti della Sua nobile fatica quando sottoposi i Suoi articoli all’Augusto Principe di Piemonte il Quale si mostrò tanto soddisfatto da ordinare che tutto il suo guardaroba fosse subito sostituito da abiti della Industria Italiana, che già nel primo periodo della lotta autonomistica, si affermava, non solo in Italia, ma anche all’Estero.

Ma Lei che ha spirito e tempra del Nuovo Secolo, non si fermerà sugli allori, ed andrà sempre più in alto; in questo vittorioso cammino. L’accompagnino gli auguri e l’ammirazione italiana!

So che fra non molto tempo Lei onorerà Napoli di una visita; quale più lieta occasione per me stringere con fiero orgoglio la mano al più grande Industriale! Voglio sperare che mi accorderà anche un’ora della Sua preziosa compagnia, e mi dia agio di offrirLe una modesta colazione al mare, e trascorrere qualche po’ di tante cose, e principalmente di Lei e dei suoi successi!

So infine che la “Satis”[2] impianterà a Napoli una agenzia, ed a tal proposito mi permetto di darLe una preghiera: senza dubbio occorreranno degli impiegati, per l’andamento di questa azienda alla quale, a priori, sarò lieto dare il mio modesto concorso, date le mie numerose conoscenze in questo campo.

Mi permetta di proporLe quale impiegato qui a Napoli un mio nipote. Questi è un bravissimo giovane, intelligente e praticissimo della partita, e non dubito che egli darà tutta la sua opera per meritare la Sua fiducia, e costituirà inoltre un più immediato “anello di congiunzione” tra la mia attività e la costituenda agenzia “Satis” alla quale auguro di cuore i più felici affari.

Resto quindi in attesa di un gentile cenno, ed anzitutto della prossima Sua visita a Napoli, lieto di potermi mettere in tale occasione, a completa Sua disposizione.

Gradisca intanto, Illustrissimo Commendatore, con la più sincera ammirazione, i miei devotissimi ossequi.

 

Adolfo De Nicola

 

  1. S. Come Lei ricorderà io sono stato il primo a lavorare con la Ditta A.D.A.M[3] di Milano.

[1] In economia politica, la tendenza di un Paese all’autosufficienza economica: produrre tutto o quasi all’interno, riducendo al minimo gli scambi con l’estero. In Italia la politica autarchica del fascismo fu incentivata dalle sanzioni decise dalla Società delle Nazioni a seguito dell’invasione dell’Abissinia (1935), e fu affiancata da una martellante propaganda sull’autosufficienza e la «italianità» dei più diversi prodotti; a essa sono collegate la nascita di alcuni enti economici pubblici e, nel settore agricolo, la politica degli ammassi e l’incentivazione dell’allevamento del bestiame e di produzioni quali quelle di cereali e olivi [www.treccani.it]. Ovviamente il discorso è da applicare, per quel periodo, anche nel settore tessile e dell’abbigliamento.

[2] La S.A.T.I.S., Società Anonima Tessuti Italiani Soltex, nasce il 10 aprile 1935 a Roma con un capitale sociale di lire 15.000. Il suo scopo è la compravendita di tessuti in genere e la vendita ai sarti di seconda categoria “ramo pacchi”. Costituita una agenzia a Torino nel 1936, proprio nel 1938 aprirà una sua filiale a Napoli (e successivamente una anche a Palermo).

[3] La A.D.A.M. (Anonima Drapperie Abbigliamento Maschile) è stata costituita a Milano nel 1931. La società, con sede in Milano in via Santa Maria Valle n. 4, nasce su iniziativa e proposta di Ermenegildo Zegna, per la vendita diretta di tessuto (drapperie) ai sarti di prima categoria. Nel 1935 Ermenegildo Zegna ne diventa il principale azionista.

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