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TOP, lo stile di una rivista aziendale

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Diamo un’occhiata a TOP, l’house organ di Zegna. La rivista testimonia quasi quindici anni di vita dell’azienda, durante il passaggio dal solo tessuto all’abito e agli accessori, dal dicembre 1966 al 1980. Cambiava il mondo, in quel periodo: dalla “contestazione” all’edonismo reaganiano, passando per l’austerity e gli “anni di piombo”. Cambiava il modo di essere e, di conseguenza, di vestire. O viceversa. TOP invitava a vedere quel mondo in evoluzione con gli occhi della qualità produttiva e stilistica italiana, che andava riconoscendo e affermando la sua identità.

TOP si presenta come “Edizione del Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli” di Trivero. Il primo art director è il geniale grafico Franco Grignani, un artista a tutti gli effetti. La copertina, severa ma elegantissima, addirittura ardita per essenzialità, è senz’altro opera sua. Di Roberto Zabban, che della fotografia industriale e pubblicitaria fu un pioniere e un maestro, le fotografie. La stampa, molto curata, della meneghina Alfieri & Lacroix, specializzata in edizioni di pregio e legata allo stesso Grignani. Tutto qui. Due talenti creativi e un’ottima tipografia. La prima immagine: la cattedrale di Santo Stefano in Vienna, dove si erano radunati tutti i grandi sarti del mondo.

Con l’andare del tempo il peso delle immagini divenne maggiore rispetto a quello delle parole, ma TOP non rinunciò mai al suo essere magazine, con editoriali ben scritti e approfondimenti sintetici, ma puntuali. A volte pungenti. C’era sempre un pensiero da esprimere per interpretare i soggetti delle fotografie e delle illustrazioni. Sì, perché TOP, una pubblicazione capace – come Zegna – di porsi equidistante tra la confezione industriale e la sartoria, si avvaleva degli scatti di Alfa Castaldi, Carlo Orsi, Oliviero Toscani, Luis Suñé, ma non prescindeva – almeno nei primi anni – dal disegno, dal figurino, dal cartamodello.

Dopo Grignani, quando si avvicendarono alla guida della rivista Luigi Guastamacchia, Pietro Tarallo, Livio Berruti e Giuliano Angeli, TOP cambiò molto, ma solo per rimanere se stesso. La cronaca aziendale con i piccoli grandi passi per la diffusione del marchio nel mondo, le “presenze” nelle boutique più prestigiose, gli appuntamenti annuali con i premi per gli allevatori, la ricerca di location particolari, dal Biellese a New York, dal Giappone all’Australia, ma senza mai venir meno a quel carattere definito che si avvertiva subito, fin dalla copertina, dove era quasi sempre una giacca e una cravatta a dire tutto.

Nel terzo numero, 1968, si legge – già – la formula “total look” e l’anno prima TOP proponeva la “creatività coordinata”. Zegna offriva ai lettori la narrativa di una filiera certificata già allora, una storia in tempo reale di un tessuto senza steccati merceologici (merinos, certo, ma anche mohair, cashmere, lino, seta…), il crescere delle linee parallele (maglieria intima e tecnica, per lo sport, ma anche il casual marinaro) e una integrazione di stile basata sugli abbinamenti con i marchi propri (STIMA, Gritti e Cantara) e con i big di settore: Borsalino, Calzaturificio di Varese, Ferragamo ecc.

E Agnona. Come a dire l’altra metà del cielo. Ma la donna, nelle pagine di TOP c’è stata da subito e per sempre: in copertina già nel secondo numero, in redazione dal terzo. D’altro canto, TOP non era una “rivista per soli uomini”, era una bussola per orientare le scelte estetiche di chi voleva abiti belli e ben fatti, che firmavano uno stile di vita. In questo percorso la donna non poteva essere né un dettaglio né un complemento d’arredo. Anna Piaggi è la prima e l’unica redattrice fin dal 1968. Dopo di lei, le donne (Cristina Brigidini, Anna Riva, Franca Ruol, Marina Luraghi, Loredana Colombo…) non sono più uscite dalla redazione. Il tema “donne al TOP” è quello della prossima settimana.

Nel secondo numero, quello del 1967, TOP espone il suo manifesto. Un editoriale dal titolo “Una ventata di gioventù”, per un house organ dedicato ai giovani che sono tali perché si sentono tali, senza badare all’anagrafe. Per i successivi tredici anni la rivista è rimasta coerente a quel progetto che affrontava – citando testualmente – “come mai è stato fatto sino ad ora, e cioè con un discorso coordinato, il problema dell’eleganza maschile, svolgendo un tema unico, ad altissimo livello”. E per concludere: “TOP dalle sue pagine invita i lettori a sentirsi “giovani” nel modo migliore e più valido: a vivere bene nel nostro mondo, a vivere bene il nostro tempo”.

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