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L’Alpe Pilota, una cascina modello per pilotare la rinascita

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Pilota è chi guida, chi conduce. Chi apre il cammino e chi porta a destinazione. L’esempio è il modo migliore per farsi seguire, per dimostrare che è possibile, per ispirare. Nel contesto del grande progetto di bonifica montana che Ermenegildo Zegna aveva avviato nei primi anni Quaranta era prevista anche la realizzazione di un alpeggio sperimentale destinato non solo all’attività zootecnica in senso stretto, ma anche e soprattutto a servire da esempio per stimolare la rinascita dell’economia della montagna.

L’Italia aveva assoluto bisogno di reperire nuove risorse e, nell’impossibilità di trovarle altrove, non restava che far rendere al meglio quelle disponibili. Nel Biellese, dove l’industria laniera aveva assorbito quasi tutta la manodopera e dove l’allevamento si era ridotto a poca cosa, era indispensabile rilanciare il comparto agrosilvopastorale. Produrre in loco latte, latticini, carne e quant’altro di ricavabile dall’allevamento bovino poteva rappresentare un significativo contributo per il miglioramento delle condizioni di vita di una popolazione provata dal regime e dallo stato di guerra.

Per concretizzare un’idea così ambiziosa serviva un modello. Un’alpe modello. Un progetto pilota capace di dimostrare che era possibile, di ispirare chi aveva competenza ed esperienza, ma non il coraggio e la volontà di tentare. Nel 1941 Ermenegildo Zegna incaricò il dottore in agraria Guido Ghilardi di Vercelli di progettare l’Alpe Pilota, così chiamata proprio per sottolineare le sue caratteristiche sperimentali.

Si trattava di applicare all’allevamento i sistemi di gestione e di ottimizzazione tipici dell’industria per trasformare la sussistenza minima degli arretrati cascinali antichi in vera produttività e vero reddito, generati da strutture moderne e funzionali.

Tra il 1941 e il 1942 i possibili siti sui quali far sorgere l’Alpe Pilota furono oggetto di una serie di sopralluoghi da parte del progettista. Il falso piano della Marca di Piatto, a quota 1521 metri, risultò essere la sede più indicata.

Il dottor Ghilardi, in una sua relazione per Ermenegildo Zegna, propose di “caricare” l’alpeggio non solo nei mesi estivi, ma per tutto l’anno solare, creando adeguati ricoveri per il bestiame, ossia circa 40 bovini di razza pezzata rossa valdostana.

Il progetto dell’Alpe Pilota, che prevedeva l’impiego di tre sorgenti per l’approvvigionamento idrico e la destinazione di una piccola superficie di terreno a orto da riparare con muretti a secco, era dimensionato per garantire il sostentamento di una famiglia di malgari.

Per migliorare la qualità del manto erboso, il dottor Ghilardi suggeriva di seminare piantine di trifoglio bianco, ginestrino, festuca pratese, coda di volpe, coda di topo, mutellina ecc. da integrare nel frattempo con l’acquisto di fieno, permettendo così di avere una maggiore quantità di stallatico per concimare i terreni. Una strada carrozzabile avrebbe migliorato le comunicazioni e assicurato il trasporto dei viveri verso l’alpeggio e dei prodotti caseari verso la valle.

A causa della Seconda Guerra Mondiale il progetto fu accantonato e ripreso solo all’inizio degli anni Cinquanta, ma in forma più sostenibile.

I cambiamenti sostanziali riguardarono innanzitutto la scelta del luogo sul quale far sorgere l’Alpe Pilota: dalla Marca di Piatto alla località Belvedere, nelle vicinanze di Trivero. Un breve tratto di sterrato avrebbe reso comodamente raggiungibile la cascina dalla Panoramica Zegna. Fu rimodulata anche la capienza della stalla, che passò da 40 capi a una quindicina, in modo da agevolare il lavoro del malgaro.

I tempi erano nuovamente mutati. L’urgenza di dieci anni prima non era più tale. L’Italia usciva dal Fascismo e dalla guerra con prospettive di sviluppo mai viste e sembrava che nel futuro non ci dovesse essere spazio per quel tipo di iniziative.

L’industria e l’agricoltura su vasta scala avrebbero sopperito a tutte le necessità e la montagna poteva essere “usata” solo per il turismo. Ermenegildo Zegna non la vedeva così. Restava convinto dell’opportunità e dell’utilità di rapportarsi alla montagna con rispetto, per prendersene cura e per viverla con equilibrio traendone un giusto sostentamento.

A metà del 1951 il sito prescelto e lo stabile quasi in attività erano così descritti in una lettera del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste: “in località Belvedere a circa 3 km. da Trivero ed a 1000 metri sul livello del mare è già pressoché ultimata una stalla razionale, con impianti Safis e mungitura meccanica, capace di 14 capi. È dotata di porticati, fienili, stalla per un mulo, camera del latte, pollaio, porcile, casa per il mandriano e dispone di locali per eventuale alloggio di un tecnico. È circondata da una zona rimboschita e da un pascolo in parte trasformabile, sia pure con difficoltà, in prato falciabile“.

Purtroppo, con l’andare del tempo, l’Alpe Pilota cessò di svolgere il suo compito, ma di certo non perché fosse sbagliato il compito in sè. Tant’è che, a distanza di qualche decennio, l’alpeggio è rinato. Nel 2015 una coppia di giovani ha creduto nel suo ripristino con l’introduzione di criteri produttivi aggiornati e con l’entusiasmo di chi riscopre nel passato un’ispirazione per l’avvenire. Dal 2015, proseguendo la collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli Studi di Torino, anche la Cascina Pilota e il suo pascolo (come successo per Moncerchio e Margosio) sono rientrati nel programma di ricerca e riqualificazione multifunzionale del territorio montano dell’Oasi, che prevedeva mediante l’assegnazione di dottorati di ricerca, la valorizzazione dei prodotti caseari e l’ottimizzazione delle gestioni mediante un piano dedicato alla pastorizia.

Oggi la cascina ospita un’azienda agricola che conta 50 capre, 4 mucche e 3 maiali, e questa esperienza dimostra che è possibile pilotare virtuosamente il rapporto tra la vita degli uomini e l’ambiente in cui scelgono di vivere. Questo è il nucleo del pensiero verde di Ermenegildo Zegna, la sua eredità per il territorio.

 

Cascina Pilota sarà visitabile domenica 25 ottobre in occasione delle Giornate FAI d’Autunno nell’Oasi Zegna.

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