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Top Moda Uomo 1967

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Nel 50° anniversario di TOP, abbiamo intervistato Danilo Craveia, consulente tecnico dell’Archivio Zegna, per approfondire l’impatto che ebbe la rivista, le sue funzioni e il valore che rappresenta per noi oggi.

 

TOP è una novità editoriale per il Lanificio Zegna, come viene introdotta e come si colloca nel contesto della comunicazione di quegli anni?

La rivista Top si presenta… senza presentazioni. Appare come se fosse ovvio, anzi consolidato, tradizionale. Non come una novità, bensì come la prosecuzione di un discorso di cui riprendere il filo. Nel primo numero, che esce nell’autunno del 1966, non si trovano dichiarazioni d’intenti, editoriali di lancio o proclami di sorta. Si entra subito in argomento con efficacia, cognizione di causa, insomma con “qualcosa da dire”. Tanta lucida spavalderia si basava su tre elementi primari che il Lanificio Ermenegildo Zegna andava a miscelare per la prima volta: la riconosciuta eccellenza qualitativa nella produzione tessile, la necessità di smarcarsi dalle precedenti esperienze di “Arbiter” e di “Petronio” (che pure, quest’ultima, proseguirà per qualche tempo) e la volontà di gestire direttamente un metodo e un mezzo di comunicazione.

 

Come si presenta il primo numero della rivista?

Il prodotto editoriale Top è sobrio e tecnico. Le geometrie di Franco Grignani (1908-1999), architetto e designer tra i più quotati all’epoca cui è affidata la direzione artistica, esaltano gli scatti di Roberto Zabban (1928-2014), uno dei più importanti fotografi industriali e di moda del secondo Novecento in Italia. Le immagini in bianco e nero e a colori spaziano dal reportage (vedi il XII° Congresso dei Sarti a Vienna – appuntamento di livello mondiale) al vero e proprio shooting dedicato ai tessuti della collezione Zegna per la primavera 1967. La stampa assegnata alla Alfieri & Lacroix di Dario Marani, storica tipolitozincografia milanese fondata alla fine dell’Ottocento con cui l’architetto Grignani collaborava abitualmente, rappresentava il meglio sulla piazza. Top ha quindi tutte le carte in regola per imporsi e per accompagnare Zegna nella prima grande trasformazione della sua storia.

 

Top nasce in un periodo di forte internazionalizzazione per la Zegna; nel primo numero emerge questa consapevolezza?

Top è uno strumento preciso che già alla prima uscita dimostra autorevolezza e maturità. Il periodico esce subito in sei lingue: italiano, tedesco, inglese, francese, spagnolo e… danese (scelta di certo singolare…). Ma la rivista è globale anche nei contenuti perché quella di Zegna è un’apertura, un giro d’orizzonte, una riconferma dell’atteggiamento mondialistico ereditato dal fondatore dell’azienda, monsù Gildo, che si spense nelle settimane in cui Top veniva alla luce. La seconda di copertina è già un programma: un globo terrestre, mezzo illuminato e mezzo in ombra, che fluttua sospeso nella pagina bianca sotto il titolo “Primo nel mondo” riferito al lanificio capace di acquistare da solo il 50% della produzione australiana di lana superfine. Venti parole per connettere gli antipodi: Trivero e l’Australia. I sei articoli contenuti nelle 56 pagine che compongono la brossura conducono il lettore da Vienna (1.000 sarti da tutto il mondo riuniti a congresso, il dodicesimo, svoltosi nel Palazzo Imperiale) a San Remo, dalla laguna di Venezia ai grandi laghi alpini e alle vette valdostane (ambienti prescelti per contestualizzare i tessuti blu, marroni e verdi che avrebbero vestito l’uomo di classe nel 1967), e infine in Tasmania, nella farm dei Mc Ewan, vincitori del Trofeo Zegna, quello realizzato da Stephen Walker. Una visione totale, ma non solo in termini geografici. All’esordio c’è già la consapevolezza di dover tenere insieme tutte le parti di una articolata filiera: ecco perché il tessuto Zegna risulta essere medio proporzionale tra la materia prima australiana (di cui si rileva il valore intrinseco e di cui si evidenzia l’importanza per la produzione di filati e di tessuti di eccellenza) e il miglior tayloring europeo e americano.

 

Il 1967 è la vigilia di un’importante evoluzione per la Zegna: la nascita della confezione. In che modo la rivista Top accompagna questo processo e come viene gestito, d’altra parte, il rapporto con i sarti?

Top ha una duplice funzione strategica. La Zegna ha già aperto filiali commerciali in molti paesi stranieri e la sua dimensione globale non può che crescere. Aldo e Angelo Zegna, figli ed eredi di Ermenegildo, hanno scelto di espandersi e di diversificare. La Zegna sta per affrontare l’avventura della confezione. Top è il supporto ideale per documentare ed enfatizzare tale percorso e, soprattutto, per mantenere saldo un rapporto che rischiava di spezzarsi, quello con i sarti. Puntare sulla confezione poteva indurre la compagine della sartoria a voltare le spalle al suo miglior fornitore, ma il processo fu gestito bene, senza infingimenti e senza strappi. Le due realtà potevano convivere, tanto più che la Zegna aveva saputo fare a meno dei grossisti per rendere i sarti interlocutori e protagonisti di una dialettica diretta quanto proficua. Top 1967, che elegantemente tace sulle prossime mosse verso l’industrializzazione dell’abbigliamento, celebrava il connubio comunque inscindibile tra telai di qualità e forbici di talento. In questo senso va letto anche il tributo offerto ai più grandi interpreti mondiali della sartoria: i sarti diventano modelli delle loro stesse creazioni. Zabban li immortala a spasso per Vienna o nelle esclusive sale degli alberghi di lusso della città. La più efficace pubblicità per i creatori e per la Zegna. Anche in questo caso lo sguardo è il più ampio possibile: da Roma a Osaka, da Parigi a New York e così via.

 

Per chi come noi guarda Top con gli occhi del domani, quali valori coglie?

Top si consulta o si sfoglia ancora oggi come un documento d’archivio o come una fonte di curiosità. Il primo numero è già un piccolo giacimento di informazioni e di iconografia, oltre a essere una testimonianza del gusto e della mentalità di un’epoca. Oltre a essere un esempio del modus operandi di Zegna: comunicazione di alto livello per prodotti di alto livello, senza grigiore e senza steccati, senza preconcetti. In effetti la seconda uscita si rivolge naturalmente all’uomo, ma anche alla donna…

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