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I taccuini di Ermenegildo Zegna

Dall’archivio di Casa Zegna, i diari di un imprenditore visionario

Decine di piccoli quaderni, semplici, etichettati sobriamente. L’eleganza dell’essenziale. A prima vista non appaiono così interessanti. Codici, numeri, tabelle… Non sono le moleskine di Hemingway o di Picasso. Quelle di Chatwin raccontavano di avventure e di spazi sconfinati, quelle di Ermenegildo Zegna sembrano meno suggestive. Non sono piene di disegni colorati come gli appunti di Pamuk. Eppure, basta osservare con un po’ di attenzione per capire che i taccuini di Ermenegildo Zegna hanno dentro un mondo e, a ben vedere, il mondo intero. C’è un viaggio lungo trent’anni in quelle scritture fitte, in quei prospetti, in quell’inchiostro blu, nero e rosso che sa di vecchia scuola, ma anche di intelligenza e di rigore.

Si conservano a Casa Zegna. Cinquantasei taccuini. Il più antico risale al 1928, il più recente al 1958-1959. Ci sono più calligrafie su quei foglietti, ma quella di Ermenegildo Zegna, asciutta e spigolosa, è quella costante. Lui era il redattore principale e il principale destinatario di quelle annotazioni tanto precise e schematiche. A Ermenegildo Zegna serviva uno sguardo generale, ma anche quello puntuale, contemporaneamente. L’insieme e il dettaglio. Quei quaderni dimostrano che, in ogni epoca, così come accade oggi, era ed è fondamentale avere e gestire le informazioni, ed essere in grado di interconnetterle a più livelli di interazione e di interpretazione. Ecco il perché di quei “diari”. Diari che, al contrario di quelli classici che trattengono il passato, quelli di Ermenegildo Zegna documentavano il presente e si proiettavano sul futuro.

La successione dei taccuini svela una scansione del tempo per stagioni, come se l’avvenire cominciasse ogni sei mesi. Ma si coglie anche la visuale su un orizzonte cronologico più ampio, lungo trent’anni, e non trent’anni qualsiasi.

I taccuini tramandano innovazioni e nuove opportunità. Gli impasti di filatura, così come i tessuti, risultano un insieme di classici riproposti anno dopo anno e di novità che aggiornavano i campionari. Le schede tecniche degli articoli con tanto di armatura messa in carta, le composizioni dei filati, i processi di finissaggio… Tutto. I segreti di un’azienda e di una vita. Dovevano essere tenuti con cura, quei taccuini! Ben riposti nella tasca interna della giacca, a portata di mano, ma lontani da occhi indiscreti. Tra le righe stampate e quelle tirate col righello, si riconoscono i segni dei viaggi dei prodotti finiti spediti a clienti e rappresentanti. Un succedersi di registrazioni per il calcolo dei prezzi di vendita. I quaderni contengono le tappe e le destinazioni di quei viaggi. Ognuno fa riferimento a un campionario specifico, a una specifica stagione, e fino alla metà degli anni Cinquanta sulle etichette si legge “Interno – Estero”. Mercato nazionale e mercati internazionali: i viaggi potevano essere brevi o lunghissimi. Il viaggio, anzi i viaggi sono anche quelli delle lane che arrivavano a Trivero da tutti i continenti. Ma c’è di più. C’è il viaggio della tecnologia che si evolveva. In quei trent’anni cambiarono le macchine e, di conseguenza, le possibilità di produrre meglio e più velocemente, con più qualità e meno sprechi.

Ermenegildo Zegna aveva la fabbrica in tasca e sfogliando le sue moleskine viaggiava stando fermo. Lui stesso costruiva i percorsi, riportando, con metodo e pazienza, i suoi itinerari tra dati macroeconomici (il cambio delle divise di riferimento, i costi dell’edilizia, quelli dell’energia ecc.) e note personali sull’andamento del mondo nel suo complesso.

Ermenegildo Zegna registrava acquisti, fornitori, prezzi, quotazioni sulle piazze australiane, britanniche, sudamericane. Variazioni stagionali, ma anche a più ampio spettro, a volte quinquennali. Ci fu anche, in quel periodo, l’epoca dell’autarchia, del raion e della Raiontex, quando la lana non c’era e bisognava farsi piacere la viscosa.

Tre scatole di latta, ovviamente originali, con tanto di etichetta sobria ed elegante, custodiscono i taccuini di Ermenegildo Zegna. Non sembrano gli appunti manoscritti, inclinati a destra, di Hemingway e nemmeno quelli che Chatwin non poteva sopportare di perdere. Quelli archiviati a Casa Zegna sono diversi e ancora da scoprire. Si può viaggiare dentro quelle pagine e conoscere un grande viaggiatore.

Danilo Craveia, coordinatore scientifico dell’archivio Zegna

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