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Gli ottomila “figli” di Ermenegildo Zegna

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L’hanno chiamata Prassede. Un nome “raffinato”, dice, «che mi ha sempre fatta sentire importante». Che richiamava un omaggio, allora, e che rappresenta un filo con la memoria passata, oggi che Prassede Baroni, 77 anni residente a Torino, resta la testimone di una realtà conosciuta come la “Casa della Madre e del Fanciullo” al Centro Assistenziale Zegna, cittadella nata come progetto sociale dalla visione avanguardistica del conte Ermengildo, intenzionato a offrire servizi dedicati ai dipendenti della sua azienda così come a tutti i triveresi.

Ed è a Trivero che Prassede Baroni è nata. Era il 10 febbraio 1940, anno che tiene a battesimo la Maternità del Centro Zegna. Lei, prima nata femmina, è salita a Casa Zegna, accompagnata da figlia e nipoti, per inaugurare la mostra “Radici e Ali. Costruire il futuro dal Centro Zegna al mondo, che quest’anno ripropone, come chiave di lettura del caratteristico welfare aziendale del marchio, esperienze passate e presenti legate alla maternità.

Prassede Baroni, in quel 1940, è stata preceduta dal primo nato in assoluto Ermenegildo Pasciutti (3 febbraio 1940), mancato presto, e dal secondo nato, Mario Lampo (7 febbraio 1940). Recita il registro parrocchiale del paese di quell’anno, il cui originale è proposto nella mostra, “dei Coniugi Baroni Andrea e Gotti Luigia, nostri nuovi parrocchiani; ebbe i nomi Nina, Prassede, nonne della Contessa Zegna”. Ermenegildo come il conte; Mario come suo fratello e Prassede, appunto, come la moglie di Ermenegildo: i primi nati del Centro portano, come omaggio ai benefattori della famiglia, i loro stessi nomi.

«Ricordo bene la Maternità – racconta Prassede Baroni – La sala parto confinava, infatti, con il nostro alloggio, dove ho abitato per ventidue anni, prima di trasferirmi a Torino. Mio papà Andrea era il bagnino della piscina del Centro Zegna, perché noi siamo originari di San Pellegrino Terme, luogo dove Ermenegildo

Zegna faceva le cure termali. Lì il conte ha conosciuto mio padre e gli ha chiesto di lavorare nella struttura che stava costruendo. Così è stato: io sono l’ultima di quattro fratelli, con Romildo, Mariangela e Olga, e l’unica nata nel Biellese, a Trivero». Quindi, il trasferimento a Torino, dove Prassede Baroni ha svolto il mestiere di segretaria. Al suo fianco, quel nome: «Porto un nome particolare, poche ce l’hanno, è molto raffinato. Guardi, il primo che mi ha detto che gli piaceva l’ho sposato», aggiunge.

La struttura, che emerge dalla sua storia personale, era molto complessa e suscitava interesse, all’epoca. Dopo i primi tre nati e fino al 1971, la Maternità ha visto nascere quasi 8mila bambini. In generale, il presidio sanitario Zegna era, infatti, una istituzione: lo visitarono persino Maria Josè e donna Ida Einaudi. Al piano terreno, presentava l’ambulatorio medico, il gabinetto dentistico, la sala radiografia, la camera oscura, la cappella, la lavanderia. Al primo piano, la piscina, i bagni, le docce con gli spogliatoi, i bagni di luce, le sale per inalazioni e polverizzazioni, alloggi, cucine e dispense. Al secondo piano, terrazzi “solarium”, stanze soggiorno per partorienti, camere per neonati e bambini.

Ambienti che tornano nitidi nel “viaggio” proposto tra “Radici e Ali”. E così chi li ha abitati, come Prassede Baroni, che ha donato al progetto l’immagine di lei neonata, con la madre, in quel 1940.

La mostra “Radici a Ali” resterà aperta fino al 29 ottobre tutte le domeniche dalle 14 alle 18.

Giovanna Boglietti, articolo tratto dall’Eco di Biella

Informazioni:

Casa Zegna

Via Marconi, 23 – Trivero (BI)

Tel. 015.7591463, archivio.fondazione@zegna.com

 

 

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