Malgrado ciò che spesso si crede, il campionario da solo non basta per costituire l’heritage di un lanificio. In effetti, molto altro è necessario per costruire un archivio di un’industria tessile.
Ma il campionario rappresenta la sintesi storica, remota e recente, della produzione di un’azienda. Ne testimonia l’attività, ne tramanda le abilità tecniche, le sensibilità stilistiche e le capacità di dettare o di seguire le tendenze della moda attraverso le epoche.
Il campionario manifesta il carattere.
Il campionario riassume il percorso compiuto nel passato, lo segna nel presente e indica il cammino per il futuro, sempre in una prospettiva di continuità. La sequenza stessa dei libroni, accresciuta stagione dopo stagione, impone di essere proseguita.
Ermenegildo Zegna ha impostato e scrupolosamente mantenuto il suo campionario per tutta la vita, dal 1910 ai primi anni Sessanta, proprio con queste prerogative.
Più di mezzo secolo di coerenza a un modello di organizzazione che lui stesso aveva dapprima appreso alla Scuola Professionale di Biella, dove si era diplomato nel 1909, e che poi aveva applicato e perfezionato nella sua fabbrica.
La scheda tecnica accanto al campione, il disegno quadrettato dell’armatura, gli appunti sui filati e sulle tinture, le note di finissaggio… I segreti della distinzione.
Il suo campionario, però, non era tanto il deposito della memoria del già fatto, bensì il laboratorio del progetto di ciò che voleva fare nell’avvenire.
La funzionalità dello strumento lo dimostra e dimostra anche che gli archivi parlano al domani, e quelli formati dai campionari non fanno eccezione.
I figli e i nipoti di Ermenegildo Zegna hanno ereditato un metodo di lavoro che, pur giustamente aggiornato nelle procedure e nelle tecnologie, rispecchia fedelmente i principi e i valori originari.
Non può che essere così, perché i campionari sono elementi ibridi, un po’ documenti e un po’ manufatti, in cui la porzione scritta illustra quella tessuta, e quest’ultima esemplifica il prodotto dando corpo tangibile ai dati registrati. L’una motiva e supporta l’altra.
Solo in ragione di questo connubio il Tessuto N° 1 ha potuto conservare la sua piena replicabilità, cioè la possibilità di essere ri-prodotto (attualizzato) a distanza di un secolo, in occasione del Centenario, nel 2010.
E la stoffa Electa, che dagli anni Trenta è arrivata sino a noi. Così come il 120 Mila, nato nel 1961, e altri ancora.
Negli archivi ben congegnati le informazioni non invecchiano e sono sempre pronte per essere rielaborate, reinterpretate, rivitalizzate.
Un’idea valida negli anni Cinquanta può esserlo tuttora e restarlo indefinitamente, se l’esperienza acquisita riceve il rispetto che merita. L’heritage è un investimento serio e vantaggioso, ma la valorizzazione della memoria aziendale richiede, prima ancora dei capitali, una mentalità aperta e versatile. La stessa che si riconosce nel campionario Zegna.
Il campionario Zegna, con i suoi volumi allacciati, le sue annotazioni manoscritte puntigliose, le sue scatole di latta piene delle varianti dei tipi migliori, con le sue schede delle pezze vendute, con i suoi taccuini fitti di appunti, restituisce un’intelligenza tanto teorica quanto pratica, esplicata a tutti i livelli in quel sistema articolato e complesso di materia, macchine e uomini che si chiama fabbrica.
Svariate decine di tomi di creatività e di concretezza, altrettante cassette metalliche di fantasia e di classici, cartelle colori, bunches e ritagli, dai robusti cardati a filo grosso degli esordi ai primi pettinati, dai drappi ai paletot, dai panni militari agli esperimenti dai disegni ricercati, dai tessuti autarchici ai satin e ai progetti abbozzati e mai conclusi.
Già solo la parte relativa all’attività diretta di Ermenegildo Zegna conta un migliaio di contenitori di vario tipo, ossia centinaia di migliaia di “pezzi” di tessuto.
Ma il campionario Zegna si è ulteriormente accresciuto nel tempo e oggi, alla quarta generazione, i volumi sono diventati 3.000, dieci volte tanto le tirelle archiviate, milioni i singoli lembi di tessuto, ognuno dei quali con una storia tutta sua.
Basta dare un’occhiata al mondo Agnona o alla collezione Heberlein per rendersi conto di come e di quanto il settore campionari sia stato ampliato per quantità e per qualità. Senza dimenticare ovviamente i Claude Frères, dei quali avremo modo di parlare nel prossimo appuntamento.
Il campionario Zegna, dunque, non è solo carta, colla, inchiostro e stoffa, è testa e cuore, è studio e volontà, è sfida, traguardo e personalità, ma anche attitudine all’evoluzione, alla innovazione e alla trasformazione.
L’heritage è un tessuto tutto da inventare, per questo – è il caso di dirlo – ci vuole la stoffa… dei campioni.