Aprendo uno dei libroni della collezione Claude Frères custodita a Casa Zegna si ha subito la sensazione di immergersi in un… tessuto storico straordinario. Quei volumi, che contengono “solo” ritagli di stoffa e ben poche parole, raccontano comunque una storia antica e interessante.
I 169 campionari Claude Frères che compongono la raccolta Zegna coprono l’arco cronologico compreso tra il 1859 e il 1938. È una coincidenza, o forse no, che il primo campionario sia coscritto di Angelo Zegna, il padre di Ermenegildo, ma in ogni caso quella data tanto remota indica che quel volume (dedicato a tessuti autunnali) è uno dei più vetusti in circolazione.
Sfogliando le pagine e sfiorando le stoffe che da tanto tempo rammentano un saper fare non solo francese, ma europeo, si può comprendere come i campionari attendano ancora di essere davvero “capiti”. Certo, i tessuti non hanno segreti per i tecnici del settore e il gusto che suggeriscono fa parte ormai della storiografia del costume e della moda. Ma è il sistema produttivo e commerciale, ovvero la rete relazionale tra manifatture, grossisti, sarti, confezionisti e clienti a dover essere ancora compresa fino in fondo. C’è un mondo, in quei fogli e in quei lembi di panno, tutto da scoprire.
La definizione stessa di campionario è ancora da… definire. Le più datate lo designano come “standard di misura” o come “piccola quantità di materiale che dà un’idea dell’insieme”, ossia un “piccolo pezzo di stoffa staccato per questa funzione dalla pezza intera”. In termini più generali il campionario si può intendere come “memoria tecnica o esempio commerciale di un prodotto”.
I Claude Frères, così “muti” eppure così comunicativi, rappresentano in questo senso un elemento molto significativo, per quanto un po’ misterioso, almeno per il momento.
In effetti, della storia della ditta Claude si sa ancora poco. E anche i libroni costituiscono una bella sfida non soltanto archivistica, ma culturale in senso lato.
Alcuni ricercatori francesi sono concordi nel ritenere che l’azienda sia nata nel 1834. Jean Claude, un disegnatore originario dei Vosgi emigrato a Parigi nel 1825, fu il capostipite di una famiglia di imprenditori innovatori che, dalle sponde della Senna, diffuse nel vecchio continente non solo un nuovo strumento di lavoro destinato ai disegnatori tessili e ai creatori di capi d’abbigliamento o di tessuti da arredamento, ma anche e soprattutto un inedito vettore di conoscenze tecniche, di contaminazioni stilistiche e di ispirazioni.
E questo meccanismo virtuoso, anche se la premiata ditta Claude Frères non esiste più, non si è inceppato in quasi due secoli di funzionamento.
Tant’è che i Claude Frères sono stati e sono consultati tuttora dai disegnatori Zegna.
Trarre spunto da vecchi tessuti è del tutto normale e, come avviene per il buon vino, una bottiglia d’annata vale spesso di più del miglior novello. Si tratta di conservarla bene, nella cantina giusta, e di rispettarne l’età e le caratteristiche.
La collezione Zegna, che ha una valenza storica che trascende il pur considerevole valore aziendale, attesta l’evoluzione della azienda dei Claude. Camille prese il posto del padre Jean e poi (nella seconda metà degli anni Ottanta) si mise in società con Monsieur Balliman. La Claude Frères & Co. entrò nel Novecento forte di un’esperienza notevole, irrobustita da una concorrenza altrettanto notevole, cioè quella dei vari Bilbille, Hoffman & Herzog, eredi Gerlioz (meglio noti come Homo et C.ie), Société des Nouveautés Textiles e molti altri.
La casa Claude, dal suo quartier generale al 10 rue d’Uzès, continuò a fare quello che sapeva fare: raccolte di tendenza spedite agli abbonati per corrispondenza. Ecco l’idea geniale delle origini cui i successeur del fondatore non vennero mai meno. In questo si coglie un nitido parallelo con quanto avvenuto a Trivero.
La collezione Zegna testimonia quel lavoro eccezionale e costante di trasferte, di recuperi, di selezioni, di ritagli, di ricomposizioni e di classificazioni per stagione, tipologia di tessuto, area geografica, periodo della selezione. I Claude Frères dovevano avere una competenza di prim’ordine e avevano una clientela più che varia. E per ogni cliente c’era un campionario degno di essere acquisito. Ecco perché da Parigi partivano libroni non solo specializzati sulle stoffe di lana, ma anche su quelle di cotone, di seta eccetera. La raccolta dell’Archivio Zegna, infatti, conserva le tracce di un altro archivio, cioè della ditta Claude Frères, che doveva essere scrupolosamente codificato e organizzato, altrimenti sarebbe stato impossibile da gestire. In parte quel processo resta incomprensibile: le sigle non del tutto spiegate, i richiami non esplicitati, le abbreviature in alcuni casi ignote.
I lanifici che erano saccheggiati dai commessi inviati dalla capitale francese guadagnavano in opportunità creative e produttive ricevendo il frutto di altri saccheggi. Un po’ dei propri segreti per un po’ dei segreti degli altri. Tutto era anonimo e tutto con congruo ritardo rispetto alla stagione in corso di preparazione… E il cerchio si chiudeva con vantaggio di tutti. Niente male, no?
Casa Zegna è, dunque, anche archivio di altri archivi. In questo caso si tratta di campioni di creatività senza tempo. L’heritage è anche la somma di altre esperienze e come tale va inteso per essere valorizzato al meglio.
L’heritage si eredita e si tramanda.