TOP è una rivista per uomini. Ne descrive le attitudini, si propone di presentare gli oggetti che concorrono alla costruzione della loro identità – siano essi abiti raffinati, minuscoli e fondamentali accessori, fiammanti automobili e grandi barche – e fa sfogare il desiderio estetico attraverso la messa a punto di uno stile maschile ricercato, variegato, consapevole. Forse sorprende pensare che, dietro e all’interno all’articolazione di questa rivista “maschile” ci sia sempre stata la straordinaria visione creativa delle donne
Le donne sono, sin dai primi numeri, parte integrante di TOP su diversi livelli, e ne caratterizzano il linguaggio sia in piena luce che da dietro le quinte. Lo sguardo femminile pervade la rivista, dall’ideazione dei contenuti, alla messa in pagina di oggetti e corpi, all’introduzione di progettisti di moda femminile sintonizzati con il sentire delle creazioni Zegna per l’uomo su cui ogni numero di TOP si sofferma.
Il terzo numero, datato 1968, si apre con il redazionale “lei guarda lui.” Il testo parla delle donne come soggetto attivo nella valutazione dello stile maschile, e afferma quanto il loro occhio, e il loro giudizio, siano importanti nel misurare la precisione dei dettagli, la qualità dei tessuti, e la carica attrattiva dei corpi che abitano questi tessuti sapientemente tagliati ad abiti dall’appiombo perfetto.
Una sorta di premonizione, o meglio, una “preparazione del terreno”, che motiva e supporta l’inserimento, nel colophon del numero successivo, di Anna Piaggi, con l’inequivocabile nomina di “redattrice”.
Piaggi, reduce da circa otto anni nella redazione del femminile Arianna, è coinvolta nella prima messa in pagina di quell’idea di total look degli “uomini all’italiana”, indicato come la direzione futura in cui l’uomo nuovo, emerso dai grandi sconvolgimenti sociali della fine degli anni Sessanta, dovrà puntare, per scrollarsi di dosso le rigide sovrastrutture della passata eleganza coordinata.
Ad Anna Piaggi seguono Cristina Brigidini e Anna Riva, entrambe formatesi in Arianna e pronte a mettersi alla prova con le differenti necessità e possibilità del maschile. Come ‘redattrici’, non solo sono incaricate di selezionare abiti, accessori e oggetti e mettere a fuoco lo scenario e i testi utili a raccontarli; la loro sensibilità serve a individuare le persone che insieme concorrono a dare vita alle immagini: scegliere i modelli e i fotografi giusti sono compiti che spettano a loro per prime, e loro sfruttano l’opportunità di confrontarsi con la moda maschile e sperimentare modalità diverse di dare materialità alla loro visione, sempre secondo una precisa unità grafica e stilistica.
Padrone della “metodologia” sviluppata nell’ambito delle riviste femminili, le redattrici intendono e propongono la moda come linguaggio articolato e godibile, una narrazione completa e complessa, il racconto di idee e opinioni, la rappresentazione d’una e tante vite. Piaggi, Brigidini e Riva – e le donne che le supportano e seguono: Franca Ruol, Marina Luraghi, Loredana Colombo, Grazia Schenone Garavoglia e Laura Sottovia – fungono da connettori tra il sistema della moda italiana, che tra gli anni Sessanta e Settanta sta sempre più prendendo coscienza della propria identità unica, il progetto culturale e promozionale alla base della pubblicazione di TOP, e il territorio della moda maschile, meno esplorato e dunque prono alla sperimentazione di nuove tecniche e idiomi espressivi.
Oltre ad essere tra le più importanti forze creative dietro l’articolazione visiva e di contenuti, le donne trovano posto tra le pagine di TOP come modelle, che posano accanto ai colleghi uomini e si fanno interpreti delle storie che la rivista racconta. Colorate dalle stampe vorticose e psichedeliche di Emilio Pucci; vestite degli scivolati e ariosi abiti disegnati da Walter Albini; avvolte dalle lane doppie delle creazioni Agnona o dalle calde e sontuose pellicce Fendi: i corpi e le personalità femminili infondono vitalità alle sequenze di scatti e elevano il linguaggio della rivista da promozionale a editoriale, spostando il focus sulla valenza narrativa di TOP come progetto che passa dall’essere house organ concentrato su un unico brand, a pubblicazione inclusiva e attenta al più ampio scenario della moda.
Creatrici di immagini; esecutrici di visioni; personificazione di uno spirito aperto alla moda come dinamica sociale e desiderio, le donne sono fondamentali per la definizione di TOP come magazine di moda, che si allinea e spesso precede il corso che le riviste dedicate alla moda maschile prenderanno negli anni a venire.
TOP si conferma un laboratorio di idee di maschile che, sotto ogni aspetto, non possono prescindere dalla forza creatrice delle donne.
Marta Franceschini, PhD candidate Università IUAV di Venezia e research assistant per il V&A Museum, Londra