Arte, uomo e natura; fragilità e istinto di protezione. L’artista presenta presso Casa Zegna le opere Frana e Fango, creando una sorta di “giardino selvatico”: nel lavoro di Coda Zabetta la natura è evocata tramite l’uso di un’esplosiva carica cromatica e di materia densa che si accumula sulla tela.
Il titolo della mostra prende ispirazione dal libro “E il giardino creò l’uomo” di Jorn de Précy (1912), filosofo e giardiniere appassionato vissuto tra Otto e Novecento. Nel breve libro di de Précy viene messo in evidenza come da millenni l’uomo abbia modellato la natura per creare il proprio habitat, costruendo, ricostruendo e manipolando la Terra dimenticandone gli equilibri e le esigenze.
A fronte della travolgente crisi climatica contemporanea le parole di de Précy risuonano inquietantemente profetiche: sembra che la nostra vita sul pianeta sia ormai diventata insostenibile. Le forze della natura non possono essere arginate: ciò si manifesta non solo nel riscaldamento globale, ma nelle terribili catastrofi naturali che ricordano agli umani sia la loro fragilità, che quella dell’ecosistema che invece dovrebbero proteggere e tutelare, non sfruttare senza pensieri per le conseguenze.
Come de Précy, l’imprenditore Ermenegildo Zegna a inizio ‘900 vide in anticipo queste crisi e l’Oasi Zegna, oggi ancora più preziosa, ne è la grande testimonianza.
Nel suo libro de Précy sostiene che l’uomo per essere giardiniere e creare un vero giardino debba ascoltare la natura e il genius loci. L’uomo non deve mai ostacolare le forze che operano in natura, bensì lavorare con esse.